Associazioni: due requisiti fondamentali

Se avete intenzione di costituire un’associazione senza scopo di lucro o ne gestite una dovete garantire due requisiti fondamentali:

  • che ci sia vita associativa;
  • che non ci sia distribuzione di utili

 

Vita associativa

Per vita associativa si intende condivisione e partecipazione dei soci alle attività dell’associazione. Il luogo migliore per la condivisione tra i soci è l’assemblea, che deve essere convocata almeno una volta all’anno per l’approvazione del rendiconto.

È importante, quindi, che i soci siano convocati alle assemblee con strumenti adeguati, senza nascondersi dietro le vetuste previsioni statutarie che prevedono affissione dell’avviso presso la sede sociale.

Un’associazione che sia tale non solo nella forma ma anche nella sostanza, deve facilitare la partecipazione dei soci utilizzando strumenti idonei ed attuali come le mail, i messaggi whatsapp, i post sui social, la pubblicazione sul sito internet.

Altro principio cardine della vita associativa è la democraticità.

Spesso negli statuti vengono definite varie tipologie di soci (fondatori, ordinari, onorari, simpatizzanti, ecc.), come scusa per riservare poteri o diritti o, magari, esonerare alcuni soci dal pagamento della quota sociale.

È tutto irregolare!

Naturalmente possono esistere i soci fondatori (quelli presenti al momento della costituzione) e i soci ordinari (quelli accettati di volta in volta). I soci fondatori, peró, non possono avere diritti diversi da quelli dei soci ordinari e tutti devono pagare la quota associativa.

Attenzione, quindi, nel prevedere quote sociali agevolate per particolari categorie di soci. Così facendo si potrebbe agevolare in modo discriminatorio solo alcuni soci, limitando la democraticità.

Soprattutto in ambito sportivo, occorre prestare attenzione alla figura degli associati e dei tesserati. A differenza dell’associato, il tesserato non è socio dell’associazione, non è soggetto al pagamento della quota associativa e non potrà partecipare alle assemblee. Per garantire il principio di democraticità, è necessario che non vi sia un’eccessiva sproporzione tra numero di tesserati e numero di associati.

 

Divieto di distribuzione utili

Oltre alla vita associativa, il secondo requisito necessario affinché si tratti di associazione senza fini di lucro è che non ci sia distribuzione di utili. Svolgere attività senza fini di lucro non vuole dire non avere partita iva o chiudere il rendiconto a zero! Bensì vuole dire non potere distribuire utili, neppure in forma indiretta.

Pertanto, l’associazione può svolgere attività commerciale, può fatturare ma non può distribuire utili.

Cosa si intende per distribuzione di utili in forma indiretta?

Significa distrarre risorse all’associazione, celandole dietro false collaborazioni. Per esempio collaborazioni svolte da persone e familiari molto vicini al presidente.

Distribuzione indiretta di utili vuole dire anche sovrastimare dei compensi per trasferire il reddito dall’associazione ad altri soggetti, per esempio il presidente o altri membri del direttivo.

Cosa succede qualora, in seguito ad un’ispezione, venisse uno dei due requisiti necessari che vi ho evidenziato?

L’associazione non verrebbe più considerata tale nella sostanza, perderebbe tutti i benefici fiscali, tutte le entrate dell’associazione, compreso le quote sociali, verrebbero riclassificate come commerciali e quindi soggette ad iva, imposte sui redditi e contributi.

 

Dott. Marco Mancini